A cura dell’Avv. Francesco Belcastro
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I buoni postali sono prodotti finanziari (titoli di credito) emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, collocati in esclusiva presso le Poste Italiane e garantiti dallo Stato Italiano. Sono uno strumento largamente utilizzato dagli italiani, una forma di risparmio che è probabilmente la più diffusa e comune; trasmessa dai genitori ai figli e dai nonni ai nipoti. La rete di vendita di Poste Italiane ne ha consentito una capillare distribuzione.
Il rendimento dei buoni è indicato sul retro degli stessi ovvero nei fogli informativi che vengono emessi unitamente agli stessi, quindi il risparmiatore anche non particolarmente esperto avrà a disposizione la scelta di uno strumento finanziario semplice dal capitale garantito dallo Stato e dal rendimento chiaramente indicato.
Ma c’è un MA.
In pochi purtroppo sanno infatti che questi tassi di rendimento potevano essere unilateralmente modificati senza il previo assenso del sottoscrittore per cui il rendimento dell’investimento iniziale poteva subire anche importantissime variazioni. E questa modifica poteva essere effettuata anche retroattivamente, addirittura senza esplicita comunicazione!
Ecco due esempi:
Nel 1974 il governo adotta il decreto legge 460 che prevede la possibilità di estendere ai buoni già circolanti i tassi di rendimento fissati per le serie di nuova emissione con decreto del Ministro del Tesoro assunto di concerto con il Ministro per le Poste e le Telecomunicazioni. La possibilità di variare il saggio di interesse veniva utilizzata dalla Cassa depositi e prestiti e dal Ministero del Tesoro solo tre volte fino all’abrogazione della legge 588/74 avvenuta nel 1999.
In due circostanze veniva disposto un aumento dei tassi di interesse sui libretti e sui buoni, con l’obiettivo di rendere più appetibile la sottoscrizione.
Dal 1974 al 1985 si ebbe una sorta di corsa all’investimento postale, che consentì il collocamento di un numero di titoli notevolissimo.
Nel 1986 viene adottato il decreto ministeriale 148, che istituendo una nuova serie di buoni postali denominata dalla lettera progressiva Q (spesso indicata come P/Q in quanto i buoni da compilare originariamente in serie Q venivano modificati attraverso l’apposizione di timbri da parte dell’Ufficio postale emittente), abbatte sostanzialmente dimezzandoli, i tassi di rendimento e ne prevede l’applicazione a tutte le serie precedenti. Il nuovo decreto viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ma quanti risparmiatori avevano o hanno ancora oggi l’abitudine di consultare la Gazzetta Ufficiale?
Da quest’ultima modifica:
- Unilaterale;
- successiva all’emissione del buono;
- peggiorativa per il risparmiatore;
sono sorte e stanno ancora sorgendo numerose controversie poiché quei buoni postali emessi prima dell’86 sono arrivati o stanno arrivando al termine dei trent’anni durante i quali hanno prodotto un rendimento e per i risparmiatori (spesso del tutto ignari) è venuto il momento di incassarli.
Per molti di coloro i quali si sono rivolti all’intermediario ci sono state brutte sorprese.
Per alcuni di essi purtroppo c’è poco da fare, dovranno accontentarsi dei rendimenti stabiliti dal Decreto del 1986, anche se successivo al momento in cui hanno sottoscritto i buoni.
Per quelli in possesso di buoni successivi all’entrata in vigore di detta normativa, rivolgendosi al Tribunale ovvero all’ABF Arbitro Bancario Finanziario, si potrebbe invece ottenere comunque un rendimento maggiore di quello loro liquidato o prospettato dall’intermediario.
Come sempre il consiglio è quello di rivolgersi ad un legale, non sempre basta la buona fede per vedere riconosciute le proprie ragioni.
A volte non puoi fidarti nemmeno dei buoni postali che hai gelosamente custodito per trent’anni.
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